La policy della coesistenza tra sviluppo delle infrastrutture aeroportuali e la salvaguardia delle popolazioni e degli insediamenti edificati nel tempo (comunque ritenuti in deroga Art. 707 CdN), sembrerebbe del tutto trasparente se non risultasse contraddittoria.
Ma come, operativamente, preservare la capacità di sviluppo di un aeroporto garantendo nel contempo i livelli di sicurezza della Comunità circostante?
Magari senza aver determinato, in tale contesto, preliminarmente, alcun tetto massimo dei voli consentiti sulle specifiche piste?
Qualora la formulazione delle curve di isorischio sono state elaborate, devono, comunque, rappresentare e configurare i volumi di traffico effettivi reali e diventa indispensabile pianificare due livelli di “tutela”.
Il primo livello con l'elaborazione di mappe/zone curve di isorischio-stato iniziale/attuale della data iniziale del masterplan approvato. Perciò in relazione a volumi di traffico definiti ed al numero di movimenti per le testate piste, con determinate tipologie di aeromobili.
Allo stesso modo, come secondo livello, devono essere “configurate” le curve di isorischio-stato futuro, ovvero corrispondenti ai volumi di traffico massimi previsti dal masterplan.
Qualora il masterplan dell'aeroporto, ad esempio, fosse stato pianificato per il periodo 2015-2029 le zone corrispondenti di isorischio dovrebbe essere state elaborate sia per il “volato” del 2015 e sia di quello del 2029.
Tali mappe di curve di isorischio dovranno, inoltre, essere acquisite e integrate nel Piano di Governo del Territorio-PGT di ogni singolo Comune sorvolato/interessato.
Ma cosa accade qualora un aeroporto registra volumi di traffico superiori a quelli approvati dal masterplan? Magari qualche anno in anticipo? Quali “precauzioni” sono state pianificate e intraprese a riguardo da ENAC?
Come è ben noto l’art. 715 del “Codice della Navigazione” tutela le aree limitrofe agli aeroporti dal rischio derivante dalle attività aeronautiche con l'utilizzo di un modello matematico che fornisce livelli di rischio individuale. Sono livelli di rischio che fanno riferimento alla probabilità che un individuo, residente permanentemente nei dintorni di un aeroporto, ha di rimanere coinvolto in un incidente aereo. Il modello fornisce una serie di curve isorischio caratterizzate da valori da 1x10-4 a 1x10-6.
Ma come tutelare il territorio e i cittadini e le attività incompatibili con il livello di rischio associato all’attività di volo presente nell’aeroporto se non sono state elaborate almeno due mappe/zone di isorischio? Di inizio e fine masterplan?
Nel “contesto” di analisi e verifica della coesistenza tra infrastruttura aeroportuale e Comunità insediata nell'intorno, l'interrogativo che gli amministratori comunali devono porsi, anche in relazione all'elaborazione del Piano di Governo del Territorio-PGT, è se le opere esistenti non siano oggetto di intervento. Quali misure di contenimento devono essere predisposte, magari in assenza delle stesse curve di isorischio, e talora avendo sforato i volumi di traffico massimo pianificati dal masterplan.
La coerenza tra la Policy normativa di attuazione dell'Art, 715 del CdN e la realtà delle operazioni di volo, con le eventuali ricadute, non abbisogna forse, di stringenti misure di verifica?
Quanti aeroporti e quanti PGT dei Comuni interessati sono congruenti con le tutele dell'Art. 715 del CdN?
data inserimento: Sabato 08 Febbraio 2020