Un codice della strada anche per i droni privati! Se in Italia l'Università di Bologna ha testato con successo un drone per il soccorso antivalanghe - un prototipo di un mini quadricottero radiocomandato per la ricerca di persone portate via dalle valanghe -con un prototipo identificato come quadricottero (quattro motori) a Udine all'università è stato progettato
un drone-robot che a bassa quota sui campi stende speciali contenitori di cellulosa con all’interno uova di trichogramma brassicae: insetto capace di uccidere le uova di piralide. Una sorta di caccia al parassita piralide del mais che infesta le zone seminate a mais. Una intuizione ed una procedura del tutto innovativa e biologica rispetto alla disinfestazione chimica oppure il trichogramma. Due progetti, probabilmente, utilissimi e importanti per la società in genere. In entrambi gli ambiti. Anche perché i costi dei droni sono compatibili - nella fase di test, esecutiva ed operativa - e la loro progettazione/fabbricazione appare semplificata.
Ma è la loro gestione, il loro controllo positivo e continuativo a far sorgere problematiche: anche quando il loro utilizzo è a bassa quota, nel sorvolo delle città e degli agglomerati urbani e/o industriali.
Quale potrebbe essere il rischio?
Negli USA la FAA (Federal Aviation Administration) agenzia equivalente alla nostrana ENAC ha - preliminarmente - disposto precise restrizioni nell'utilizzo dei droni-aerei senza pilota- a controllo remoto (UAV, UAS unmanned aerial vehicle, APR). In sostanza, tra gli altri, le università e gli altri soggetti coinvolti in attività sperimentali, ludiche, sociali e altro non possono superare la quota di circa 100 metri sul terreno ed essere distanti dalle piste di volo. Aeroporti, aerocampi, aviosuperfici e piste pubbliche e private sono pertanto zone off limits. Ma a quale distanza? L'attività dei droni inoltre presuppone un controllo continuo, costante quanto remoto del mezzo aereo. Quali sono le garanzie in caso di perdita di controllo del drone?
Quali normative, quali certificazioni e qualificazioni professionali potranno tutelare l'attività di volo dei droni civili, di quelli militari, degli ultraleggeri, alianti, deltaplani e della sconfinata flotta dell'aviazione generale?
La materia è complicata e la soluzione non è dietro l'angolo.
data inserimento: Martedì 05 Agosto 2014