La risposta sembrerebbe essere stata funzionale. Gli interrogativi riguardano il suo smaltimento.
Sono giornate gelo, di neve e di disagi. Anche aeroportuali. Dalle Alpi alla Sicilia.
Il contesto operativo degli scali aerei può riguardare manti bianchi con abbondanti nevicate, può interessare piste senza alcuna precipitazioni, ma in entrambe le circostanze l'impiego dell'antigelo per sbrinare e proteggere le superfici esterne dei velivoli così come le prese d'aria dei propulsori è obbligatorio.
La safety lo esige.
Se in passato qualche aeroporto era stato trovato impreparato nel fronteggiare giornate intere di impiego di kilfrost e miscele relative, senza adeguati mezzi e liquidi, stavolta sembrerebbero aver superato la prova.
Certo le piazzole attrezzate per lo spargimento del kilfrost sono limitate, ma, pur con qualche ritardo dei voli ed alcune cancellazioni, migliaia e migliaia di litri sostanze deicing e anticing sono state spruzzate sui piazzali di sosta degli aeromobili e lungo le vie di rullaggio.
Uno scalo come Malpensa, probabilmente, in queste due/tre giornate sono stati impiegati almeno un milione di litri di Kilfrost (il liquido antigelo) con un consumo medio per aeromobile di 1400 litri contro un consumo medio normale di 350 litri. Se uno scalo mediamente adopera 200-300 mila litri di Kilfrost/anno in una di queste giornate sono impiegati almeno 100mila litri.
Ma non basta, anche le piste, i rullaggi ed i piazzali devono essere liberati dalla neve, dal ghiaccio ed equivalenti. Gli esperti sostengono che nel corso di 24ore possano essere scaricati anche 45 mila litri di liquido antigelo. E' una sostanza di formiato di potassio (sale speciale che evita la corrosione degli aerei) per evitare che si formi ghiaccio su piste e raccordi. Bisogna inoltre aggiungere anche i kili di sale da disperdere sulle aree e sulle strade esterne al sedime aeroportuali.
Sono, complessivamente, quantità rilevanti che completano un ciclo di sghiacciamento e pulizia e che, depositandosi al suolo, vengono assorbiti nel suolo, nelle canalette e, si spera, dovrebbero concludere la missione in una qualche sistema di depurazione.
Ecco il punto, il solito. Che si ripropone in ogni circostanza.
Gli aeroporti sono attrezzati per lo smaltimento di queste sostanze?
Non è forse verosimile che gli impianti di recupero e smaltimento esistenti possano essere tarati per gli standard ordinari e quotidiani e non per l'emergenza? Come sta accadendo in queste giornate.
data inserimento: Domenica 05 Febbraio 2012