Le ricorrenti eruzioni dell'Etna ripropongono le considerazioni sulla regolarità operativa dei voli.
L’Unità di crisi dell’Aeroporto Internazionale di Catania Fontanarossa era di nuovo intervenuta lo scorso 8 febbraio. A seguito una prima e iniziale eruzione ed una colata lavica aveva decretato la limitazione fino alle ore 06.00 del giorno successivo,
Il blocco della fuoriuscita di lava ha quindi determinato una valutazione e verifica dello sviluppo e dell'andamento delle nuvolaglia rilasciata in atmosfera.
L'analisi e la propagazione della massa d'aria relativa - non solo della componente nuvolosa visibile - ed un costante monitoraggio dovrebbe preludere al mantenimento e/o sospensione dei voli sullo scala catanese.
L'operato dell'Unità di Crisi non è semplice.
Analizzare la massa d'aria è troppo spesso una "verifica quasi a vista" e si complica terribilmente qualora il sud Tirreno sia immerso in vasti movimentali frontali e circolazioni cicloniche e anticicloniche.
Le misure precauzionali adottate sono spesso articolate. Con limitazioni orarie del traffico in partenza ed in arrivo. Chiusure parziali dello spazio aereo e cancellazioni, ritardi e dirottamento dei voli.
In sostanza la sicurezza delle operazioni di volo determina l'inevitabile sospensione della regolarità dei voli.
Determinante è sempre il ruolo svolto dall’Ingv ((Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia): i bollettini relativi alle fasi eruttive dell’Etna, fontane di lava, eventuali colate dal cratere e localizzazione iniziale delle emissione di cenere vulcanica, oltre che alla dinamica di propagazione sono strumenti cognitivi fondamentali.
Le considerazioni da porre sono evidenti.
Cosa accadrebbe qualora le eruzioni da fasi ricoorrenti senon cicliche diventassero continue e costanti?
data inserimento: Giovedì 09 Febbraio 2012