Il Piano Aeroporti dovrebbe determinare una svolta: riduzione degli scali, efficienti e con bilanci attivi. Il libero mercato nell'aviazione civile/commerciale della Penisola è ancora un traguardo lontano. Le performance industriali delle infrastrutture aeroportuali e delle aerolinee, probabilmente, sono state quelle del monopolista pubblico. Attraverso le gestioni aeroportuali ed il supporto alle aerolinee di bandiera e meno.
Un equilibrato bilanciamento tra obiettivi di efficienza del trasporto aereo, livello dei costi, qualità delle prestazioni e sostenibilità ambientale territoriale dovrebbe essere il traguardo del Piano Nazionale Aeroporti.
Quanti ne sono convinti?
La maggioranza degli aeroporti italiani sono gestiti da partecipazioni pubbliche (Regioni, Provincie, Comuni e soggetti derivati) che intervengono nei CDA e nelle politiche industriali.
Il risultato storico è sconfortante e l'adozione del Piano Aeroporti dovrebbe, almeno si spera, avviare una estesa operazione di rinnovamento e rilancio delle attività con l'ingresso di nuovi capitali e risorse umane. E possibile?
E' bastato l'annuncio del prossimo pronunciamento degli scali Strategici, Primari e Complementari (una elencazione che tuttavia non condividiamo e che abbiamo documentato) che gli aeroporti esclusi hanno variamente manifestato - attraverso personalità del mondo della politica/partitica).
Quasi una ottantina di scali minori potranno sviluppare comunque attività aerea, purché con risorse finanziarie alternative a quelle storicamente provviste dal sistema statale/locale.
Due scali, tra gli altri, hanno assunto due posizioni, distinte. Del tutto contrapposte. Il caso concerne l'aeroporto di Latina e quello di Parma.
Se a Latina i supporters dello scalo “Aeroporto per Latina” hanno inviato una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera per ribadire e sottolineare la potenzialità del territorio pontino.
Uno scalo essenziale che garantirebbe lo snellimento del traffico su Fiumicino e Ciampino garantendo lo sviluppo dell’economia dei voli nel Lazio.
Una infrastruttura non solo per decongestionare il traffico aereo dell’area romana ma costituirebbe un eccezionale volano di crescita occupazionale, facendo ripartire il tessuto economico di una provincia ormai sull’orlo del baratro”. Insomma, non si capisce bene se l’aeroporto sia utile ma si spera quantomeno di risollevare le sorti economiche di un territorio che dopo 80 anni di vita non ha ancora ben capito in quale direzione muoversi.
A Parma il nuovo sindaco Federico Pizzarotti, consapevole della situazione finanziaria del suo Comune, è esplicito e trasparente: ”Come ogni settore logistico di questa città su cui le passate amministrazioni hanno investito, al fine di pretendere sviluppo per gli anni futuri – fallendo però la prospettiva -, anche l’’aeroporto Verdi di Parma deve fare i conti con la realtà: le casse comunali non permettono un ulteriore sforzo economico”.
Di fronte alle prospettive dell’’aeroporto Verdi di Parma. “La politica di questa Giunta non cambia a seconda dell’’argomento: mai più manie di grandezza, ne’ investimenti scellerati che possano portarci ulteriori difficoltà economiche. L’immagine e l’’utilità dell’’aeroporto Verdi è però nella nostra politica. Stiamo agendo con l’ottica di riportarlo nella sua giusta dimensione, considerandolo di vitale importanza per due nostre eccellenze: turismo e commercio – alle quali non intendiamo assolutamente rinunciare".
Due soli casi: ma uno specchio, uno scenario di un sistema aeroportuale di un Piano Aeroporti che, deve dopo aver preliminarmente risolto la specifica sostenibilità/compatibilità ambientale e conformità aeronautica, preoccuparsi e disegnare prospettive finanziarie certe per i restanti ottanta scali.
data inserimento: Mercoledì 29 Agosto 2012