Servono infrastrutture a norma, con vincoli aeronautici e compatibilità al rischio terzi, senza deroghe. Cosa accadrebbe se una Regione, la Toscana disponesse di un City Airport, di uno di aviazione generale executive ed uno con una rete di voli e numero di movimenti aerei compatibili con il piano di rischio e rischio terzi?
In sostanza se Ampugnano venisse dimensionato con il territorio circostante, se Peretola City Airport avesse una destinazione compatibile con l'attuale pista (cioè senza scenario parallelo o pista obliqua o altra amenità) e Pisa fosse configurato nel rispetto dei vincoli aeronautici previsti per una pista (o accoppiata) a ridosso del centro della città? Considerando limiti e saturazione dei voli predefiniti.
Probabilmente non sono queste le riflessioni che hanno determinato la presa di posizione contro i progetti di Peretola da parte della Federazione della Sinistra. Probabilmente non lo sono anche quelle delle altre forze favorevoli e/o contrarie all'espansione delle infrastrutture aeroportuali Toscane, ma secondo Aerohabitat, è da queste considerazioni che bisogna partire per verificare e manifestare valutazioni coerenti sui scali della Regione.
In attesa che siano le questioni tecniche fondamentali, gli standard ENAC-ICAO ad inquadrare le prospettive politiche dei tre scali regionali proponiamo il testo proposto dalla Federazione della Sinistra.
La questione della nuova pista dell’aeroporto di Firenze chiede chiarezza
In discussione non è l’insediamento di una nuova attività nella piana fiorentina, per la quale saremmo profondamente contrari, bensì il mantenimento di un aeroporto che produce un indotto notevole per tutta l’economia fiorentina e toscana. In un’area come la piana fiorentina, che rappresenta il cuore della città metropolitana, già fortemente antropizzata e soprattutto inquinata e appesantita da strutture e infrastrutture con forti carichi ambientali, la presenza di un aeroporto, ne siamo perfettamente consapevoli, rappresenta una incongruità. La vera soluzione sarebbe stata, e a nostro avviso rimarrebbe, la previsione di un unico aeroporto toscano a Pisa partendo dalla consapevolezza che in tutte le grandi metropoli europee gli aeroporti sono distanti almeno un’ora dai centri storici (vale per Heathrow a Londra, Orly a Parigi o Fiumicino a Roma). La realizzazione di questa scelta però necessiterebbe di tempo e di una fortissima volontà politica che permetta di realizzare una integrazione societaria tra i due aeroporti (finalmente avviata da questa Giunta) e soprattutto la creazione di un collegamento ferroviario veloce, e un nuovo terminal, all’interno di Santa Maria Novella.
In un contesto regionale e nazionale caratterizzato da una profonda crisi nessuno può permettersi la chiusura del Vespucci, con tutte le conseguenze, di perdita di posti di lavoro diretti e indiretti (si parla di circa 5.000 posti) e di contrazione dei vantaggi economici che essa produrrebbe, in assenza di una alternativa rapida ed efficace.
Anche per queste ragioni all’ordine del giorno di questo consiglio regionale però non c’è la valorizzazione di un unico aeroporto toscano a Pisa, bensì l’ipotesi di prolungare la pista a nord dell’autostrada, o prevederne una nuova convergente rispetto alla A11.
Noi fin dall’inizio abbiamo dichiarato con convinzione che l’ipotesi di allungamento della pista non era percorribile in quanto oltre a non risolvere le profonde sofferenze, legate all’inquinamento acustico e non solo, che da decenni subiscono le 100.000 persone che vivono lungo la direttrice Peretola-Quaracchi-Brozzi-Le Piagge, si sarebbero aggiunte anche quelle dei residenti oltre la ferrovia a nord dell’attuale pista nell’area Rifredi-Castello. Con convinzione abbiamo dichiarato che non poteva esistere una soluzione che continuasse a sacrificare i residenti di un’area, ne ora ne domani e che qualunque scelta fosse stata presa doveva risolvere una volta per tutte le annose criticità che gravano sulle spalle degli abitanti di Peretola-le Piagge
Dunque la scelta rimane tra chiudere, nel giro di pochi anni, l’aeroporto oppure di valutare l’ipotesi di pista convergente .
In questo senso nell’ipotesi di pista convergente dovrà essere contestualmente risolto il nodo del parco metropolitano pretendendo un nuovo progetto che coinvolga tutti coloro che partecipano e contribuiscono a qualificarne la vita e recuperi le aree che vengono sottratte dalla nuova pista. Questo sarà possibile prima di tutto integrando il parco urbano di 80 ettari lungo l’attuale pista dell’aeroporto, escludendo la vecchia previsione che prevedeva di realizzarlo interamente nell’area di rispetto alla pista con un inquinamento acustico insostenibile per la intensa attività aeroportuale: mantenendo il vincolo assoluto di inedificabilità sull’attuale parco urbano, il recupero a parco di parte dell’attuale pista che andrà dismessa e progettando i collegamenti dell’intero parco metropolitano con le colline a nord e con l’Arno e Le Cascine a sud. Questo è ciò che immaginiamo quando proponiamo il nodo dell’accesso di Firenze al parco metropolitano.
Unitamente a ciò la scelta della nuova pista non potrà che avvenire a valle di una verifica ambientale e sanitaria quindi all’esito della VIA e della VAS, nonché di un processo partecipativo compatibile con la natura dell’intervento. Per questo non sarebbe accettabile nessuna scorciatoia burocratica.
La nostra opzione principale era, e rimane, il progetto di un unico aeroporto toscano a Pisa fortemente integrato, in termini di infrastrutture e sul piano organizzativo, con Firenze. L’ipotesi prevista dalla Giunta, con le osservazioni sopra indicate, dovrà però contribuire a porre fine alla sofferenza degli abitanti di Peretola-Quaracchi-Brozzi, nei confronti dei quali per oltre 20 anni c’è stato un silenzio assordante da parte delle amministrazioni comunali, ma vogliamo anche pretendere che nel bilancio complessivo delle prescrizioni, azioni e compensazioni che la Regione detterà si realizzi un miglioramento sostanziale delle condizioni ambientali della piana.
data inserimento: Giovedì 19 Luglio 2012