Piano Emergenza Aeroportuale (PEA) e Piano Emergenza Esterno (PEE) e quelle "unità navali". Il Piano nazionale ENAC per la gestione delle emergenze concernenti l’incidente aereo in prossimità delle piste di volo, entro il sedime di uno scalo e all'esterno ha dovuto inquadrare una situazione nella quale la maggioranza delle piste delle Penisola (anche le aerobasi militare sono coinvolte) è prospiciente a lagune, marine e paludi.
La circolare ENAC per la gestione delle emergenze concernenti l’incidente aereo ha perciò disposto anche lo scenario "incidente in mare" con relativo piano di intervento per il recupero ed i soccorsi.
Una prospettiva di intervento che ha previsto caso incidenti aerei avvenuti nelle acque territoriali italiane o comunque nelle zone marittime nel quale è stato pianificato l’intervento del servizio di ricerca e soccorso a mare a cura delle Capitanerie di Porto. Periodicamente nel contesto di attività addestrative le Capitaneria di Porto, le Direzione Marittime d’intesa con le società di gestione aeroportuali programma esercitazione allo scopo di verificare le procedure previste dal Piano di Emergenza per il Soccorso ad Aeromobile in Mare (S.A.R. Aeromarittimo) con l’integrazione con le procedure di Emergenza Aeroportuale degli aeroporti specifici.
L’intervento sul luogo "marino" dell’incidente, le operazioni di soccorso ad un aeromobile incidentato in mare sono ritenute assai complesse. L'intervento sarà diurno o notturno? La profondità delle acque, lagune, marine, stagni, implicano specificità operative differenziate.
Un esempio tra tanti: lo scenario di soccorso a mare nella Laguna di Venezia, probabilmente, impone difficoltà e problematiche aggiuntive, correlate alla ridotta profondità delle acque.
Quando leggiamo che "alla ricezione dell’allertamento - il mezzo - molla gli ormeggi, percorre il canale per l’emergenza aeroportuale fin dove i fondali lo consentono, staziona nel punto più vicino possibile al luogo dell’emergenza" ai fini di un possibile impiego per il recupero dei naufraghi ed il successivo trasbordo su unità idonee al trasporto degli stessi al punto di raccolta, non prelude, forse, all'impiego di mezzi marini a ridotto pescaggio, a rapida velocità d'ingaggio per assicurare la piena ricerca e assistenza senza dover ricorrere all'equivalente di "zattere, autogonfiabili di salvataggio" e per il recupero e il trasporto dei "naufraghi" sopravissuti all'aereo finito in mare? Di quali "unità navali" utilizzabili a tali scopi sono attrezzate le Capitanerie di Porto limitrofe alle piste di volo italiane?
data inserimento: Mercoledì 18 Novembre 2015