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DAL
CREW RESOURCE MANAGEMENT (CRM) AL TEAM RESOURCE MANAGEMENT (TRM).
(a cura di Roberto Frediani)
Torniamo a parlare di Human Factors
nell’ATC.
[vedi il precedente
articolo sul tema della comunicazione e l’ATC:
La
comunicazione: ruolo e sviluppi nel controllo del traffico aereo]
Ce ne offre l’occasione la rilettura,
che vi proponiamo a parte, di un articolo del 1992 di Graeme Stagg
apparso su Focus, la rivista ufficiale del Flight Safety Committee
dell’UK.
[Human
Factors in Air Traffic Control Training]
[Human
Factors nei programmi addestrativi per il Controllo del Traffico Aereo]
L’articolo può apparire datato,
ma offre vari spunti per qualche divagazione in libertà su temi
sempre interessanti ed attuali, come l’ evoluzione dell’ ATC in
questi ultimi decenni, nonché per qualche considerazione sulla
crescente presa di coscienza di uno dei più delicati aspetti degli
Human Factors, quale il Teamwork e la sua funzione/evoluzione all’interno
del CRM [Crew Resource Management] ed il suo migrare verso il mondo
del controllore con l’approdo al TRM [Team Resource Management],
di cui appare opportuno anticipare una definizione: esso è inteso
come una tecnica di addestramento, non fiscale, su tematiche relazionali
e di comunicazione, mirata ad addestrare il personale del controllo del
traffico aereo sul fattore "TEAMWORK".
Sono ormai ben noti i suoi riflessi sulla sicurezza e gli effetti, anche
drammatici, documentati ormai in una lunga lista di eventi - di alcuni
di essi si è fatto cenno anche nel precedente articolo - scaturiti
dall’avere ignorato o sottovalutato l’importanza delle dinamiche di comunicazione
nelle cabine di pilotaggio e, seppur più recenti, nelle sale di
controllo e nel mondo dei servizi del traffico aereo in generale.
L’autore dell’articolo - paventando ulteriori incrementi di traffico dopo
la crisi del Golfo ed in attesa che vengano realizzati i programmi già
avviati, mirati ad ottenere incrementi di capacità dei sistemi
ATC, con particolare riguardo all’ avvento delle nuove tecnologie
– si chiede, in sintesi, perchè non far tesoro della lezione e
dell’esperienza del CRM e travasandone i benefici nell’ATC.
Per meglio introdurre questa carrellata sulle vicende del TRM,
e più in generale degli HF, una materia che riferita all’
ATC, solo da poco è uscita dalla ristretta cerchia degli
addetti ai lavori, accenno ad alcune semplici ed esplicative considerazioni
lette in un interessante articolo, sempre sul tema, pubblicato l’anno
scorso su Assistenza al Volo, la rivista dell’associazione dei
controllori e ripreso dalla rivista Input:
- l’addestramento, a partire
dagli inizi del volo, era concentrato sugli aspetti tecnici del volo
e sulle capacità personali del pilota nel risolvere i problemi.
Analisi di incidenti hanno spesso dimostrato come i problemi affrontati
dagli equipaggi di volo, avevano poco in comune con fattori tecnici;
per migliorare la sicurezza è necessario concentrarsi, senza
pregiudizi, sulla capacità del Team, utilizzando tutte le risorse
disponibili, come equipaggi di volo, di cabina, tecnici, controllori
del traffico aereo etc;
il reciproco rispetto e la fiducia tra i membri del Team, costituiscono
l’elemento primario per garantire un ambiente operativo aperto, collaborativo,
disponibile a critiche ed interventi costruttivi. Ne discende maggiore
professionalità e sinergia tra il gruppo, con conseguente riduzione
del rischio di incidenti.
il concetto di TRM intende mettere in evidenza gli errori
causati dalla mancanza di tutte le informazioni necessarie per la conoscenza
della situazione in esame: dalla analisi di incidenti infatti, è
frequentemente emerso come non siano state utilizzati dati ed informazioni
che pure erano disponibili;
gli aeromobili, i sistemi ATC, i sistemi di navigazione nonché
gli standards di aeronavigabilità, sono progressivamente migliorati
negli ultimi decenni; se ne potrebbe dedurre che il rateo degli incidenti
si sia ridotto, ma le analisi non confermano questa correlazione e dimostrano
che l’80% degli stessi è da addebitare ad errori umani, spesso
connessi non solo alla individualità dei soggetti che vi sono
incorsi, ma anche alla incapacità del "gruppo" nell’ottimizzare
le risorse disponibili.
The Man in the Loop
Come ormai accertato ed indicato da esperti
e ricercatori sul tema degli HF, e ancora recentemente affermato in un
documento ICAO più avanti citato, la sicurezza e l’efficienza del
trasporto aereo dipendono in maniera considerevole dal fattore umano,
che rappresenta l’ultimo anello di numerosi elementi del sistema Air Traffic
Management; una dipendenza destinata a crescere, con l’affermarsi di una
tecnologia sempre più sofisticata.
Un campo d’indagine in cui il dibattito è ampio: si pensi ad esempio
all’automazione, introdotta con il fine di alleviare determinati compiti
per l’uomo e quindi di evitare errori, ma capace anche di generarne di
nuovi, quando utilizzata a supporto di processi decisionali. Processi
comuni non solo al mondo aeronautico, dove appare sempre più spinta
l’automazione dei sistemi di volo (navigazione, scelta di traiettorie
ottimali in relazione ai consumi, segnalazione avarie, etc.) e di quelli
relativi al Controllo del Traffico Aereo, ma anche ad altri contesti critici,
come centrali nucleari, ospedali ed altro.
Una nuova realtà tecnologica che sta irrompendo come una pressante
esigenza nell’ATC dove, nelle sale operative, cambiano radicalmente metodologie
di lavoro, rapporti nel Team, interfaccia con gli strumenti di lavoro;
il computer è un nuovo elemento che va ad inserirsi all’interno
delle problematiche del Team e sembrerebbe allontanare progressivamente
l’uomo da compiti decisionali, mentre appare più corretta l’evoluzione
in corso, che al concetto di automazione in assoluto, va sostituendo quello
di "computer assistance", ove il punto essenziale è mantenere
l'operatore nel ciclo di processo, ovvero, "the man in the loop".
Il passaggio dalla strip di carta a quella elettronica è stato
davvero straordinario: da un rapporto con un elemento fondamentalmente
passivo, un rapporto diretto e circoscritto, si è passati alla
condizione di poter agire ora sulla strip elettronica e si dialoga in
presa diretta con il sistema, mettendo in moto una serie di reazioni che
vanno anche oltre i limiti di competenza della sala operativa.
Sistema quindi non più aperto alle esigenze del singolo controllore
ma dell’ intera catena, con input utilizzati anche da soggetti ed enti
diversi. Una esasperazione tecnologica, che si riversa sullo skill del
controllore e sulle tecniche di controllo e già introduce nuovi
elementi negli schemi e nelle problematiche del Team, ancora in una fase
di consolidamento all’interno del mondo ATC.
L’accelerazione dell’ATC
Una rincorsa obbligata, quella dell’ ATC,
che, almeno sino ad ora, non sembra aver
introdotto grossi elementi di disturbo; certo anche per il sistema Controllo
del Traffico Aereo varrebbe il principio che "natura non fecit saltus",
se non dovesse far fronte a vecchi e non ancora risolti squilibri di crescita
tra il mezzo aereo ed i servizi del traffico aereo. I sistemi di bordo
sono progrediti più celermente, per ragioni economiche, industriali,
di immagine, di mercato, e solo il traumatico risveglio procurato, alla
fine degli anni 80, dagli imprevisti incrementi di traffico, ha posto
il problema dello sviluppo in modo coordinato e globale dei sistemi ATC.
L’accelerazione dettata dalla ricerca di maggiori capacità, per
non penalizzare l’utenza, e la necessità di adeguamento ai sistemi
di bordo, è avvenuta spesso senza la possibilità di creare
una progressività tra vecchio e nuovo, di mediarne gradualmente
l’impatto, come meglio si è verificato per lo sviluppo del mezzo
aereo. Una crescita alquanto disarmonica, che non ha mancato di far sentire
i suoi effetti anche sullo sviluppo di un Team Resource Management a beneficio
dell’ ATC, ritardando cioè il trasferimento delle preziose esperienze
acquisite con il CRM ed ancora meglio, come da qualche parte già
auspicato, la realizzazione di una più avanzata e coordinata gestione
di ambedue le risorse, pilota-controllore.
Considerazione quest’ultima che nasce dal fatto, come già anticipava
qualche anno fa Bert Ruitenberg (controllore a Schipol, esperto di HF
presso l’IFACTA e consulente presso EUROCONTROL e ICAO ), che in molte
situazioni, il pilota ed il controllore sono parte dello stesso Team;
in altre parole, dice sempre Ruitemberg, il controllore dovrebbe diventare
parte integrante delle risorse del pilota.
Torna a proposito una considerazione scaturita dall’investigazione sul
disastro dell’Avianca 052 avvenuto a New York nel 1990, dove pur a fronte
di un comportamento formalmente corretto da parte del controllore, non
si è potuto non rilevare come la percezione da parte di quest’
ultimo di un certo disagio organizzativo a bordo, percezione che poteva
ricondursi ad una forma di estensione del concetto di Team, probabilmente
avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, considerazione che può
condensarsi nel prezioso messaggio lasciato dagli investigatori:
"to look out for each other, and when one drops the ball, the other
is there to pick it up"
Il tema dell’ATC tradizionalmente inteso come "parente povero",
ed un suo più lento e sofferto sviluppo, viene sollevato dall’articolista
[Graeme Stagg]; sintomatica, tra l’ altro, la sua riflessione osservando
una pila di jumbo - definiti "idoli", sottintendendo, credo,
un senso di stupore e di venerazione quale si conviene ad una divinità,
seppure tecnologica - i cui costi vengono rapportati agli investimenti,
invero più modesti, effettuati in Europa per l’ATC. Analoghe considerazioni
mi venivano in mente, alla fine degli anni 80, trovandomi in India per
uno studio sulle capacità dei sistemi aeroportuali di Delhi e Bombay,
osservando, piuttosto sconfortato, uno schieramento di tali meraviglie
sui piazzali, e confrontandolo con la precaria realtà dei servizi
del traffico aereo che avevo intorno e che avevo conosciuto.
Cresce l’attenzione per
gli HF
L’attenzione per gli Human Factors come distinta
materia d’indagine, nasce più o meno nel 1951, quando viene pubblicato
un rapporto del National Research Council relativo alla pianificazione
di un programma di ricerca a lungo termine sugli HF
riferiti alla
"Navigazione aerea e Controllo del traffico aereo". Dopo quasi
cinquant’anni, in aggiunta ad altro materiale fornito in materia da studi
e ricerche, lo stesso NRC ha prodotto ulteriori studi, nel 1997 e ’98
(Flight to the future: Human Factor in ATC; The future of ATC, human operators
and automation), dove gli argomenti di studio, già individuati
in quegli anni, mantengono intatto il loro rilievo, salvo meglio caratterizzarsi
alla luce delle esperienze man mano acquisite, e con particolare riguardo
al "Teamwork and Communication".
Il crescente uso del computer e le tecnologie basate sullo stesso, hanno
certamente contribuito alla conoscenza degli Human Factors, ma la loro
sistematica integrazione nel ciclo di sviluppo dell’Air Traffic Management,
appare ancora non ben definita o piuttosto frammentata.
Con uno sguardo agli sviluppi in atto appare interessante ricordare che
in ambito EATMP (European Air Traffic Management Programme, erede del
noto EATCHIP ), uno dei progetti, gestiti sempre in ambito Eurocontrol,
riguarda appunto gli "Human Factors Integration in future ATM Systems"
(HIFA). Si tratta dell’integrazione delle discipline degli HF, nel ciclo
di vita dell’ATM, considerato questo come una complessa rete di sottosistemi
di bordo e di terra, che interagiscono ormai sempre più strettamente
per tutte le fasi del volo. Disegno del sistema, progettazione, prototipizzazione,
sperimentazione, validazione etc., sono fasi in cui determinante risulta
il coinvolgimento degli operatori di front-line, anche per prevenire tardive
e costose verifiche di difetti nel sistema.
Tra i principi fondamentali enunciati dall’HIFA, troviamo infatti una
maggiore interoperabilità – come indicato anche nell’ "ATM
Strategy 2000+" – tra i sistemi dell’aeromobile, l’aeroporto, la
compagnia, i servizi ATS etc.; troviamo il concetto che lo sviluppo del
sistema è un "social process" gestito dall’uomo e per
l’uomo, ritrovando quindi la premessa, che in fatto di automazione e del
suo impatto sul controllore, questo rimarrà "in the loop for
the foreseeable future". Interessanti ancora una serie di concetti
teorizzati per un programma di automazione centrato sull’ uomo; solo per
un’accenno ai più ovvii e ricorrenti:
-the human must be in command
-functions must be automated only if there is good reason for doing so
-automation must be designed to be simple to learn and operate.
In questo fervore di iniziative fiorito in seno ad Eurocontrol, ricordiamo
il progetto HERA ( Human Error Reduction in ATM ): lo scopo è quello
di elaborare una sistematica classificazione degli errori umani in ATM,
nei diversi scenari operativi, considerato come l’errore umano risulti
essere la componente più significativa in tema di incidenti aerei.
Altre utili indicazioni riguarderanno la selezione, la formazione, l’addestramento
e l’impiego delle risorse umane.
Appare utile ricordare, per aspetti relativi sempre a HF alcune innovazioni
che modificheranno sostanzialmente il livello di "consapevolezza"
del personale operativo, sia pilota che controllore: per gli anni a venire
è infatti prevista - in determinate condizioni – la possibilità
di delegare al pilota alcune delle funzioni oggi espletate dal controllore.
In sostanza grazie all’ausilio di nuove tecnologie di bordo (configurazione
ASAS: Airborne Separation Assurance System), il pilota potrà "autosepararsi"
da altri aeromobili in accordo a procedure che prevedono, in ogni caso,
la funzione di "monitoring" da parte del controllore.
Il TEAMWORK si estende
alle altre realtà operative
I campi di ricerca rimangono sostanzialmente
gli stessi già considerati nei decenni passati, pur con gli opportuni
adattamenti, e riguardano il carico di lavoro, il disegno delle postazioni
di lavoro del controllore, l’automazione, la sicurezza, l’errore umano,
la consapevolezza della situazione, l’integrazione degli HF
ed, appunto, il Teamwork.
Teamwork tra controllori, tra piloti, e tra piloti e controllori, elemento
fondamentale per la sicurezza e l’efficienza del sistema ATM; senza trascurare
tutte le altre realtà che ruotano intorno ad essi: solo per citare
l’ultimo esempio, il recentissimo rapporto dell’Ente per la sicurezza
australiano (ATSB) relativo all’incidente avvenuto in atterraggio a Bangkok
il 23 settembre 1999 ai danni di un 747 della Quantas. L’ inchiesta ha
messo in evidenza carenze ed incertezze, in fatto di coordinamenti tra
l’ equipaggio di volo e quello di cabina, manifestatesi dopo l’overrun,
e relative alle procedure di evacuazione e sbarco precauzionale. L’ATSB,
nell’analisi riservata alle Safety Actions e quindi al CRM, ha messo in
evidenza la nutrita serie di iniziative già in corso da parte della
compagnia, sottolineando come dei corsi di addestramento al CRM, avrebbero
beneficiato "all the areas of aircraft operations (Cabin Services,
Flight Operations, Engineering and Maintenance, Airport Operations Resources,
Freight and Catering)".
Una pratica in crescita, questa dell’estensione del CRM alle altre
risorse coinvolte nelle operazioni dell’aeromobile, visto il successo
ed il gradimento ottenuto dalla comunità dei piloti in questi ultimi
decenni, seppur dopo un ovvio scetticismo iniziale; una evoluzione che
ha portato alla sostituzione, nell’ acronimo, di "Cockpit" con
"Crew".
Gli HF entrano nelle grandi
strategie
E’ nel 1996, nell’ambito degli sviluppi del
programma EATCHIP, nato, come già accennato, dalla crisi dei sistemi
ATS in Europa per gli imprevisti incrementi di traffico della fine degli
anni 80, che la problematica degli HF nell’ATC, esce dalla
fase più che altro di ricerca teoretica, per vedere elaborato una
sorta di CRM a beneficio del controllore, che prende il nome di
TRM (Team Resource Management): è sull’ opportunità
di trasferimento nell’ATC di tecniche e metodologie già
sperimentate con successo a bordo, che l’autore dell’articolo si interroga.
Siamo nel 1992, e benché esistesse sul tema una discreta letteratura
e tragici eventi (in particolare Zagabria e Tenerife) ne avessero evidenziato
l’importanza, l’applicazione degli HF al mondo dell’ATC
appariva ancora incerta. Pur rilevando una certa fatica nel diffondersi
di tale cultura, tuttavia il processo di sensibilizzazione e di conoscenza
è in corso, anche in sede nazionale. Certo i ritardi accumulati
e quindi anche fattori organizzativi, rendono meno spedito tale processo,
dovendo anche tener conto dei rapidi sviluppi del settore, di una visione
più ampia della problematica degli HF introdotta con l’ATM,
con l’avvento di complessi sistemi anche nelle sale di controllo ove predominante
è l’automazione, da cui derivano nuove metodologie di lavoro che
lasciano già intravedere una rivisitazione di alcuni aspetti di
HF.
Sono numerose, lo abbiamo visto, le iniziative in corso per consolidare
una sensibilità ed una cultura degli HF, vieppiù
sentita in presenza di cambiamenti così radicali da far discutere
talvolta sul prevalere dell’uomo o della macchina; il discutere su un
assunto così ovvio, come quello di lasciare all’uomo intatto il
suo primato, sembra quasi voler esorcizzare timori o incertezze future.
C’è da aggiungere come la problematica degli HF trova ormai
uno spazio sempre più autorevole anche in pubblicazioni ufficiali
nonché nei programmi di maggiore impegno per lo sviluppo dell’ATM.
Val la pena di citare i più recenti documenti ICAO in materia:
Doc.9683 Human Factors Training Manual del 1998, nonché Doc.9758,
Human Factors Guidelines for ATM Systems del 2000.
Con riguardo ai programmi, oltre al già citato EATCHIP poi EATMP,
val la pena ricordare i più recenti piani elaborati ancora da Eurocontrol
e dalla Comunità Europea, come "ATM Strategy for the years
2000 +", e "Single European Sky, Report of High Level Group"
rispettivamente, dove gli HF sono posti nell’ottica dei principali
obiettivi a base dei programmi, quali CAPACITA’ e SICUREZZA.
Nella "ATM Strategy" si legge:
"I sistemi ATM
dovranno fondarsi sulla centralità della persona….
La persona svolgerà un ruolo chiave per la sicurezza del sistema
e per incrementare la capacità….
La sfida è
bilanciare con cura aspetti umani e tecnici, identificando prima cosa
è operativamente sicuro, utile ed usabile, piuttosto che tecnicamente
possibile "
Nel "Single European Sky", con riguardo ai "social aspects":
"Gli Human Factors
dovrebbero essere più rigorosamente integrati nello sviluppo dei
nuovi sistemi e procedure, in modo che le persone abbiano sufficiente
fiducia e consapevolezza nell’ operare sugli stessi, a beneficio di incrementi
di capacità come pure di una riduzione degli errori umani".
Più in particolare, per l’argomento trattato, è interessante
notare come nel nuovo emendamento al Doc 4444 (che avrà
un nuovo titolo: Procedures for Air Navigation Services- Air Traffic
Management- PANS/ATM, Doc 4444), in vigore dal prossimo Novembre,
si faccia esplicito riferimento al Teamwork. In un nuovo capitolo dedicato
a valutazioni sistematiche da effettuare sugli enti ATS in tema di Safety,
tra gli aspetti relativi all’addestramento e qualificazione del personale,
viene menzionata la necessità - laddove l’ente ATC o il
settore di controllo sia strutturato in teams - che ai controllori
venga fornito un adeguato addestramento al fine di ottenere un efficace
Teamwork.
Il lavoro di gruppo, l’
evoluzione, le… patologie
La capacità di un controllore a lavorare
in un gruppo, era vista in passato come una naturale predisposizione;
sempre Ruitenberg ricorda come nell’opuscolo informativo che gli fu spedito
quando decise di intraprendere la professione di controllore, si leggeva
"ATC is teamwork":
quindi una delle qualità richieste ai candidati, era la capacità
di lavorare in team. Ciò accadeva a fine anni 60 inizi 70, quindi
il concetto di Teamwork era presente seppur in una forma meno elaborata;
solo più tardi, anche alla luce di ben altre esigenze, avrebbe
trovato spazi più opportuni come materia di studio e ricerca nonché,
in maniera organica, in programmi addestrativi. Non ricordo, forse perché
mi tocca andare ancora più a ritroso nel tempo, accenni al Teamwork
durante il mio corso di formazione e nei successivi passaggi; certo ne
esisteva (ed esiste) una forma più essenziale, comunque fondamentale,
come il "coordinamento", tra settori dello stesso ente ATC e
tra enti diversi.
Interessante notare l’attualità di certe teorizzazioni, riguardanti
aspetti di coordinamento e di Teamwork, frutto di una consulenza affidata
da Eurocontrol alla Dedale S.A.R.L., per lo sviluppo del prototipo di
corso sul TRM.
Analizzando le relazioni tra il carico di lavoro, la sicurezza e la job
satisfaction, nell’elencare situazioni che all’interno del Team avrebbero
potuto essere fonte di incidenti, evidenziava il tardivo o mancato trasferimento
del traffico in carico sulla propria frequenza (no or late splitting decision!);
accumulare e gestire maggiori quantità di traffico sul proprio
settore, oltre a consentire il mantenimento di un elevato standard di
capacità di lavoro, può procurare al controllore una sorta
di eccitazione o di piacere durante il lavoro e soddisfazione dopo, al
termine di una nutrita sequenza o di un turno di lavoro. Possiamo ancora
aggiungere che in molti casi, la job motivation deriva dalla possibilità
di verifica, in tempo reale, dei risultati conseguiti; le singole soluzioni
tattiche, per quanto brillanti, come pure una impostazione strategica
di pianificazione, non lasciano segni tangibili, sono esenti da… sedimentazioni
burocratiche, circostanza questa, in grado di generare motivazione in
altre attività.
Nelle forme più deteriori poi, subentrano fattori come la sfida
con se stesso, il timore di perdere prestigio di fronte ai colleghi, uno
spirito di emulazione, talvolta vieppiù marcato in individui alle
prime armi o insicuri. Comportamenti estremamente deprecabili e pericolosi,
piuttosto diffusi in passato e che etichettavano anche esperti controllori
come incapaci di un lavoro di gruppo; comportamenti non certamente scomparsi,
dove agiscono fattori culturali ed ambientali, un campo di lavoro proprio
del TRM sia durante la formazione base che negli ambienti di lavoro. Una…patologia
che va ridimensionandosi, alla luce dei nuovi sistemi con cui vengono
equipaggiate le sale operative e delle conseguenti metodologie di lavoro,
come già osservato; un ulteriore contributo in tal senso, proviene
dalla razionalizzazione dei carichi di settore e dei flussi operata in
ambito ATFM, nonché da più cauti atteggiamenti assunti dalle
nuove generazioni, anche in virtù della, seppur lenta, sensibilizzazione
alle problematiche di HF.
Annota ancora lo studio, sempre in tema di aspetti addestrativi del TRM
a beneficio del controllore, che eliminare l’elemento piacere per limitarsi
rigidamente al mero controllo del carico di lavoro e applicazione delle
procedure, potrebbe portare, paradossalmente, a sensazione di noia, con
possibili effetti negativi sulla sicurezza. "Playing with traffic
is also playing with risk": il punto è controllare il rischio
con successo; il rischio è alto quando il livello di attenzione,
la prontezza di intervento non è correlata alla complessità
della situazione. Sembra un paradosso ma è universalmente noto
ed accettato nella cultura del controllore, che il rischio di incidente
aumenta al termine di una fase di intenso traffico, per una progressiva
diminuzione dell’attenzione dovuta allo smaltimento di forte concentrazione
e fatica; come pure aumenta, e ne fanno testo esempi illustri, in situazioni
di traffico pur irrilevante, per insufficiente concentrazione, sottostima
della situazione e distrazioni di vario genere.
La percezione del rischio è quindi in funzione della domanda di
traffico e di fattori psicologici, alcuni poc'anzi considerati (emulazione,
timori di perdere la faccia, ricordo di esperienze negative precedenti,
timore di causare disastri, stress, etc.); in sintesi, si tratta di trovare
l’equilibrio tra una giusta e controllata dose di rischio e la job satisfaction,
un equilibrio che proprio il TRM può contribuire a individuare.
Il TRM ha quindi lo scopo di ridurre l’impatto degli errori comportamentali
che possono prodursi all’interno del Team, tendendo a sviluppare modelli
e comportamenti che rafforzino le qualità del gruppo e delle prestazioni
umane nel contesto ATM. Si tratta in effetti, come definito nel modulo
introduttivo al corso TRM prodotto da Eurocontrol, di formulare strategie
per l’uso ottimale di tutte le risorse disponibili, in cui rientrano informazioni,
equipaggiamenti, persone soprattutto, etc, con il fine ultimo mirato alla
sicurezza e all’efficienza dei servizi ATS.
In sintesi si tratta di migliorare e aiutare le attività interpersonali:
per un membro del Team, le risorse messe in campo da un altro componente
del Team, possono essere risolutive nell’evitare o correggere eventuali
errori che possono generarsi nel processo decisionale.
Ne consegue che una migliore gestione delle risorse, può comportare
una riduzione degli errori e quindi decisioni che rispettino gli standard
di sicurezza e diminuiscano la possibilità di incidenti.
Il team unico nelle diversità
Nel trasferire concetti, funzioni, modalità
di addestramento e quant’altro necessario, dal CRM al TRM,
non sono mancati opportuni processi di adattamento che tenessero conto
di differenti comportamenti operativi. Per la complessità e varietà
dei temi degli HF, può verificarsi che programmi di addestramento
per una compagnia, possono non essere validi per un’altra e quindi, a
maggior ragione, tra equipaggi di volo e quelli nelle varie sale operative.
Nella prospettiva anche di moduli di addestramento comuni, altre problematiche,
in tema di HF andranno a calarsi a breve nelle due realtà,
come il controller-pilot data link communication (CPDLC), dove i messaggi
di routine verranno trasmessi dal computer, ed il Modo S, dove il controllore
avrà accesso ad una gran massa di dati dal flight-deck e determinerà
il flusso di informazioni evitando sovraccarichi.
Solo per un accenno alle diversità, si pensi, ad esempio, ai ruoli:
ben definito quello a bordo, immutabile in fatto di procedure e responsabilità
per l’intero volo, più "erratico" quello del controllore,
che può operare, nello stesso turno di lavoro, su settori diversi,
rapportandosi a più teams/settori all’interno dello stesso centro,
se parliamo di un ACC. Si pensi al Centro di Roma, che può espandersi
sino a 32 settori, ed alle differenze concettuali operative che possono
riscontrarsi tra la gestione di un settore di rotta ed uno di terminale.
Il Corso TRM
La realizzazione di un prototipo di corso TRM,
parte nel 94 con l’istituzione di un gruppo di studio sulla materia, passando
attraverso due Task Forces create in ambito EATCHIP: la prima ha elaborato
delle linee guida, la seconda, sulla scorta di queste ed in collaborazione
con la citata società di consulenza (DEDALE), che aveva già
provveduto ad elaborare corsi CRM per le compagnie di navigazione
aerea, ha prodotto un prototipo di corso, che ha visto la luce alla fine
del 97.
Lo scopo era quello di fornire un prototipo di corso a beneficio dei controllori,
un involucro di base, entro cui ciascuna nazione avrebbe poi sviluppato
un proprio corso nazionale in funzione di propri modelli esigenze e specificità.
Un laboratorio per controllori di provata esperienza, che proprio sulla
scorta della loro professionalità, potevano riempire di contenuti
la parte più significativa del corso mettendo a profitto situazioni
operative già vissute, inclusi incidenti. Il corso contiene quindi
per l’80% una base generica di materiale comune nonchè istruzioni
per una figura particolare, identificato come "facilitator",
una sorta di mediatore, destinato poi a gestire e sviscerare le problematiche
TRM all’interno della fase addestrativa del gruppo frequentatore,
e per il restante 20% uno spazio a disposizione dei singoli Stati, entro
cui modellare le proprie necessità, con esercitazioni mirate che
tengano conto di casi di studio nazionali, condizioni e condizionamenti
sociali, culturali, di realtà locali.
Un aspetto, quest’ultimo, di non poco conto; si pensi, ad esempio ad ACC
con personale alle prese con problemi di disadattamento in termini "logistico-geografici"
( l’ACC di Marsiglia ne è stato un esempio), a disomogeneità
operative tra ACC dovute anche a caratteristiche e carichi diversificati
di traffico, a tensioni sindacali più pronunciate che altrove,
ad estrazioni professionali diverse (civile/militare), gap generazionale,
etc, elementi abbastanza comuni anche nel nostro panorama nazionale.
Il corso copre gli argomenti canonici dell’ampia materia degli HF,
come Teamwork, Teamroles, Communication, Situational Awareness, Decision
Making e Stress; i vari moduli utilizzano una gran varietà di mezzi
e strumenti addestrativi, comprendenti esami di video, analisi di situazioni
e casi tipici, statistiche e reperti di incidenti, esercizi pratici, presentazioni
interattive mirate alla conoscenza di aspetti significativi di HF.
Dopo una prima fase di test iniziata nel 98, i corsi hanno poi preso avvio
all’interno di tutti gli Stati ECAC, con l’intento di estendere sistematicamente
il concetto TRM, alle fasi di selezione, addestramento e qualificazione
del personale ATC. Seppur lentamente, il processo è iniziato
anche in sede nazionale e la materia. comincia ad essere oggetto di studio
nei corsi base dei controllori del traffico aereo.
Un ulteriore passo in direzione di un TRM avanzato, in fase di
sperimentazione presso Eurocontrol, consisterà nell’ applicazione
della tecnica TOAST (Team Oriented ATCO Simulator Training), mirata ad
attualizzare le tecniche TRM nel vissuto operativo, a portare cioè
l’addestramento al TRM all’interno di un simulatore, in analogia
a quanto avviene per i piloti di linea nei simulatori di volo, con la
tecnica LOFT (Line Oriented Flight Training ). Quindi, con la presenza
di istruttori e facilitators, si avranno sessioni di simulazione filmate
del Team operativo, debriefing con verifiche ed analisi dei comportamenti
del controllore nei vari compiti e nei rapporti con il resto del Team,
nonché ricerca di possibili ottimizzazioni che possono anticipare,
eventualmente, soluzioni anche critiche, che possono nascere dal vissuto
operativo.
In una successiva fase, l’attenzione verrà dedicata allo sviluppo
di moduli per staff tecnico e, come già accennato, per l’integrazione
CRM/TRM.
Studi, esperienze, ricerche, hanno dimostrato quanto sia importante la
cultura del Teamwork con l’avvento, nell’ATM, delle nuove tecnologie,
specie con riguardo all’automazione; il problema riguarda sia l’attività
del pilota che quella del controllore. E’ augurabile che quanto prima,
in un quadro di accresciuta sensibilità e visioni meno settoriali,
viste le crescenti esigenze di capacità e sicurezza, in un contesto
ormai irrinunciabile di programmi di integrazione e armonizzazione del
settore aeronautico, si produca la giusta tensione intorno alle problematiche
degli HF, e possa maturare anche il progetto, come accennato, di
una forma di addestramento integrato TRM/CRM.
Per concludere, vorrei ricordare, per il breviario delle nostre regole
quotidiane, quanto si legge alla fine della Circolare ICAO "Investigation
of HF in accidents and incidents":
"An accident
or incident is not solely the result of an action taken by one individual.
The potential for an accident is created when human actions and latent
failures present within an organization or the air transport system, interact
in a manner which breaches all of the defences".
Infine, l’immagine che segue, tratta
dal modulo 1 del corso TRM, per quanto ovvia è molto eloquente,
e condensa puntualmente lo spirito del TRM; mi auguro che rimanga,
nella sua essenzialità, ben fissa nella mente di chi, comunque,
avrà sempre bisogno degli altri e quindi di una rete di sicurezza.

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