Cosa accade quando su uno scalo con oltre 50milavoli/anno (salvo contingenze critiche per scali con voli/anno inferiori) mancano uno o più delle seguenti “imposizioni-standards”, ovvero la zonizzazione del Piano di Rischio A, B, C e D (o senza la zona D nei casi specifici), in aggiunta all'adeguato scenario delle curve di isorischio? Magari anche in relazione al numero dei movimenti per singola pista! Al numero dei decolli e/o atterraggi corrispondente all'utilizzo monodirezionale e/o unidirezionale delle stesse piste di volo.
Il procedimento sopracitato è volto all'adozione del Piano di Rischio Aeroportuale (PdRA), in ottemperanza a quanto disposto dall'art. 707, comma 5, dell'Art. 715 del Codice della Navigazione, dal Regolamento ENAC per la Costruzione e l’Esercizio degli Aeroporti e dalla Circolare ENAC APT - 33 del 30/08/2010. Tali riscontri operativi sono, comunque, il preludio al Piano del Governo del Territorio – PGT.
La nota ENAC n. 34982/AOC/DIRGEN del 31.05.07 inoltre, avrebbe, evidenziato e imposto la redazione delle mappe a carico degli stessi Gestori aeroportuali. Tali “Linee guida” sono successivamente state aggiornate ed integrate con la REV 1 di cui alla nota ENAC n. 22164/DIRGEN/CAP del 30.03.10 e successiva REV 2, di cui alla nota ENAC n. 93054 del 15.7.11..
L'obiettivo è quello di garantire la sicurezza della navigazione aerea, prevede – in sostanza - di definire le aree limitrofe agli aeroporti da sottoporre a vincolo per quanto riguarda ostacoli ed altri potenziali pericoli per la navigazione aerea stessa.
Il quadro degli standards indicati da ENAC (ma anche da ICAO ed EASA), infatti, diventa preliminare al fine di delineare il dettaglio del Piano di Emergenza Aeroportuale-PEA e del Piano di Emergenza Esterno-PEE.
In sostanza e in sintesi appare indispensabile sapere quali siano gli aeroporti del Belpaese “certificati” per aver integralmente adottato il “regolamento” ENAC?
data inserimento: Venerdì 11 Ottobre 2019