Inevitabili ricadute negative sugli aeroporti, anche in relazione al co-marketing policy! Con un prestito ponte del Governo italiano, dagli iniziali 600 milioni di euro, poi aumentati ad ottobre 2017 di ulteriori 300 milioni e una operazione che dovrebbe portare l’ingresso di un nuovo socio di maggioranza, al momento identificabile in uno dei tre gruppi pretendenti, ovvero l’accoppiata Lufthansa-Easyjet, il fondo Usa Cerberus e il polo AirFrance la situazione appare, comunque, congelata. In realtà l’interesse dei tre aspiranti sembrerebbero essere interessati a “spezzoni” specifici del gruppo Alitalia.
Gli scenari ipotizzati sarebbero, comunque, inquietanti per chi pensa a Alitalia come ad una aerolinea “prevalente” e non solo con un mero ruolo rappresentativo di una immagine storica ma gregaria e marginale. La Lufthansa, come le altre aerolinee, sembrerebbero interessate al controllo degli slot su certi scali e sulla rete nazionale e intereuropea per convogliare i flussi di traffico sulla rete long range di riferimento. La leader tedesca, infatti, persegue una azienda Alitalia con un taglio di 2 mila addetti parte volo-aviation, escludendo del tutto l’area operativa e del personale della parte ground. La Easylet, low cost intraeuropea potrebbe, invece, accorpare e integrare la propria rete storica dall’hub di Linate. L’operazione “cessione Alitalia” in corso in definitiva inquadra una “bad company” con un futuro frastagliato dopo uno spezzatino indispensabile per agevolare una acquisizione tra pretendenti aviation e ground. I debiti residui Alitalia, probabilmente, saranno in carico allo Stato italiano. Come peraltro era accaduto anche con le precedenti operazioni dei capitani coraggiosi di Colannino e della Etihad.
Le ricadute di un nuovo assetto “volo” sullo scalo hub di Fiumicino sarebbero inevitabili. Il raddoppio dello scalo della infrastruttura della Capitale e di altre due piste: un masterplan da abrogare. Con i riflessi sul personale di handling aeroportuale. Cassa integrazione e ammortizzatori sociali potrebbero assorbire gli
esuberi del gruppo ex Alitalia. Un riscontro e livello di trattativa sull’occupazione che il Governo avrebbe difficoltà a negoziare. Le prospettive della flotta operativa (numero e frequenze dei voli e loro destinazioni) e le strategie di rete sugli aeroporti del Belpaese saranno analizzate e decise da leadership francesi, inglesi e tedesche. Quale ruolo sarà, inoltre, il ruolo manageriale autonomo svolto dai tre commissari? Quali scenari alternativi potranno essere ideati e prospettati?
Qualora i potenziali acquirenti fossero frenati dalle elezioni e dall’incertezze sul prossimo Governo e da impraticabilità di ulteriori finanziamenti pubblici per il sistema aeroporti-aerolinee del Belpaese in relazione al surplus ipotizzato di oltre 10 mila dipendenti e dalla possibile rinuncia al sostegno ai voli e alle politiche di co-marketing per low cost e non, quale scenario sarebbe ipotizzabile?
Senza una aviolinea-italiana di riferimento il sistema aeroportuale e la flotta operativa e i relativi volumi di traffico, in definitiva il livello e le prospettive della politica industriale e di mercato “aviation” sarebbero derivate dalle politiche aziendali di top-management extra-italiano.
Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ha legittimamente rilevato: "le manifestazioni di interesse pervenute devono essere ulteriormente approfondite prima di poter procedere ad una negoziazione in esclusiva". L’ulteriore ipotesi di un intervento di Cassa Depositi e Prestiti nella vicenda Alitalia, magari di supporto ad uno dei potenziali acquirenti non offre garanzie di “italianità” operativa prevalente e/o prioritaria.
data inserimento: Sabato 27 Gennaio 2018