By Valter Battistoni. Il giorno 6 Maggio 2018 un Airbus A320 della Vueling in atterraggio a Bilbao ha impattato con un grifone. Il grosso uccello, che faceva parte di uno stormo di 6 o 7 esemplari, è stato risucchiato in un motore, lo ha danneggiato e pezzi metallici dello stesso, unitamente a resti del povero animale, sono letteralmente piovuti nel giardino di un’ignara famiglia che si è vista sfiorare da frammenti metallici caduti a pochi centimetri dalle loro teste. L’aereo è comunque riuscito ad atterrare pur con l’evidente danno subito.
Perché questa notizia dovrebbe riguardare Alghero e i passeggeri che utilizzano il suo aeroporto?
Perché è di pochi giorni la notizia che 14 grifoni, importati dalla Spagna, sono stati liberati nella zona di Marina di Lioneddu, all’interno del Parco di Porto Conte ed entro il raggio di 13 Km. previsti dalla normativa ENAC a salvaguardia della sicurezza delle attività aeronautiche dell’aeroporto di Alghero, cioè a protezione dei passeggeri e degli aerei che vi transitano.
Ma come è stato possibile derogare ad una precisa normativa, per di più a garanzia dell’incolumità dei viaggiatori, dei piloti e dei residenti nelle aree limitrofe?
Riassumiamo i termini della questione. Quasi per caso (nessuno li aveva informati) gli uffici preposti dell’aeroporto di Alghero scoprono il progetto “Life under Griffon Wings”, che prevede il rilascio di 60 esemplari provenienti dalla Spagna e l’istituzione di carnai aziendali destinati al loro nutrimento. Immediatamente contestano ai promotori del progetto e agli enti del territorio l’inopportunità ed anzi l’illegittimità del progetto stesso per l’ubicazione del carnaio troppo vicino all’aeroporto e per il rischio di interferenze con i circuiti di traffico degli aerei.
Gli enti promotori cadono dalle nuvole: nessuno aveva pensato ai rischi per la navigazione aerea, nonostante fossero state pubblicate le mappe delle limitazioni ed esse fossero disponibili sul sito del Comune di Alghero. Si fa allora la sconcertante scoperta che nessuno degli enti pubblici che avevano approvato formalmente il progetto era a conoscenza delle limitazioni imposte dalla normativa interna ed internazionale sui rischi del rilascio di nuovi esemplari e sulle distanze minime da un aeroporto che dovevano essere rispettate.
Naturalmente la questione finisce sul tavolo dell’ENAC e si apre dunque una trattativa fra chi suggeriva il dislocamento del carnaio e il rilascio degli esemplari a Bosa, una quarantina di km. più a sud, e chi temeva per la perdita dei cospicui finanziamenti europei qualora il progetto non avesse incluso il Parco di Porto Conte.
La soluzione è stata un compromesso al ribasso: si è autorizzata l’istituzione del carnaio di Marina di Lioneddu ma col rilascio di soli (!) 14 esemplari di grifone e l’istituzione di una “no fly zone” sull’area sovrastante, dal suolo fino a 1400 ft. (circa 450 mt.). Per di più 7 grifoni sarebbero stati equipaggiati di un dispositivo GPS per monitorare la loro posizione, il che non evita evidentemente che gli uccelli vadano dove gli pare salvo verifica a posteriori delle loro traiettorie di volo.
E’ risaputo che i grifoni sono animali che amano volare in gruppo e che possono spingersi fino a 6000 mt. di quota; dai primi rilevamenti sembra che i nostri grifoni, nonostante i desiderata del Parco, prediligano invece spostarsi proprio a Bosa in un continuo andirivieni che purtroppo presenta la sgradevole particolarità di attraversare le traiettorie di decollo e atterraggio dell’aeroporto di Alghero col rischio, sempre immanente di un impatto con un aereo carico di passeggeri.
Ad Alghero, data la sua natura di aeroporto costiero, il problema principale era finora costituito dai gabbiani (8 impatti nel 2016), che dopo anni di impatti con numeri a due cifre era però tenuto sotto controllo e davvero non si sentiva la necessità di introdurre in zona nuove specie così pericolose per dimensioni e peso.
L’areale di Bosa non sarebbe stato forse più idoneo per ubicazione e per lo stesso benessere degli animali?
Ancora una volta si teme che considerazioni di tipo economico e di campanile abbiano prevalso sulla sicurezza, nonostante fossero già noti i precedenti incidenti in Spagna (13 morti dal 1996 per impatti con grifoni), le autorevoli raccomandazioni degli zoologi dell’Università di Barcellona e gli appelli – inascoltati – degli esperti locali.
L’ammaraggio sul fiume Hudson del Comandante “Sully”, immortalato nell’omonimo film di Clint Eastwood, sembra non aver insegnato niente.
Il Dr. Valter Battistoni ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma.
E’ stato dirigente del Ministero dei Trasporti e successivamente dell’ENAC dove ha svolto una carriera trentennale come Direttore di aeroporto. E’ stato per cinque anni Presidente del Bird Strike Committee Italy ed ha organizzato la raccolta dei dati degli impatti in maniera sistematica, rilasciando un rapporto finale annuale. E’ stato consulente di parte per l’ENAC in alcuni processi civili per risarcimento dei danni causati da bird strike. Ha organizzato i primi seminari formativi per il personale aeroportuale in materia di fauna selvatica ed è stato consulente di importanti studi legali in Europa relativamente ad alcuni incidenti ed inconvenienti.
Ha fondato e gestisce il sito web www.birdstrike.it. Ha scritto o presentato una decina di articoli o documenti in convegni nazionali ed internazionali. Attualmente è membro del Roster of Experts dell’ICAO nell’ambito del TechnicalCooperation Program, e della World Birdstrike Association. Fa inoltre parte del Consiglio Scientifico di STASA.
data inserimento: Lunedì 14 Maggio 2018