Ancora una volta la “botta” che i terremoti/maremoti menano al globo terrestre lascia da subito, sul nostro pianeta, qualche altro piccolo segno d’avere accusato il colpo, come è già stato rilevato ed annunciato del verificarsi d’uno slittamento superficiale della crosta terrestre della zona himalaiana del Nepal, accanto alla ben più grave realtà della tragedia umana relativa alla perdita stimata di oltre 10.000 mila esseri umani, di antica civiltà e di pur solida razza umana, capace di vivere e sopravvivere in un ambiente tanto incomparabile quanto ostile.
La notizia, per ora scarna e priva di particolari, riporta solamente che sarebbe stato rilevato un slittamento della “città di Katmandu” di circa 3 metri verso Sud, ovviamente per lo scorrimento delle placca tettoniche che agiscono nella zona della catena himalaiana, come del resto in tante altre parti del mondo. In questo caso del 25 Aprile lo scontro sotto forma di scorrimento della placca indiana sotto quella euroasiatica ha provocato l’ennesimo sconquasso planetario, che anche questa volta è stato incassato dal nostro pianeta con le catastrofiche conseguenze avvertite non solo in Nepal, ma anche in India e Bangladesh.
Dunque, ancora una volta, sommovimenti tellurici delle placche continentali che si scontrano per l’azione di eventi che avvengono ben in profondità rispetto alla crosta superficiale, che siano superiori a magnitudo dell’ordine di circa 8 gradi della scala Richter e che avvengano in corrispondenza delle zone equatoriali o comunque comprese grosso modo nella fascia tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, hanno la potenza di lasciare il segno sulla crosta terrestre, ma non solo su quella. Infatti molto più gravi possono essere le conseguenze sulla rotazione terrestre ed ancora di più sull’inclinazione del suo asse, in quanto, come ha ormai dimostrato (a mio parere) il maremoto che nel 2004 colpì l’Oceano Indiano con il suo immediato tsunami , ma molto di più successivamente con il cambiamento della circolazione delle grandi masse d’aria atmosferica che ancora fanno sentire le loro conseguenze sulla climatologia di gran parte delle regioni continentali del mondo.
In Italia, in particolare, con la ormai lunghissima latitanza del nostro benefico “Anticiclone delle Azzorre” soppiantato dai capricci dell’anticiclone africano che, a suo comodo, a parentesi di caldo a volte afoso a volte ed a volte torrido, cui fa seguito la reazione di correnti talvolta balcaniche e talvolta atlantiche che lasciano il loro segno di notevole mutazione rispetto alle preesistenti condizioni passeggere anticicloniche con i loro effetti talvolta molto critici come quelli che spesso si verificano prevalentemente nel Nord-Italia. Una di queste variazioni è attesa per gli ultimi giorni di questa settimana.
Ma quel che preoccupa è il silenzio che viene mantenuto sulle conseguenze che l’asse di rotazione terrestre subisce in occasione dei grandi scossoni tellurici che la Terra subisce di tanti in tanto.
data inserimento: Lunedì 11 Maggio 2015