I riscontri problematici dello scalo sul Sile non sembrerebbero finire ancora! Solo alcuni giorni addietro, nel corso di un confronto pubblico a seguito della presentazione del libro “Ripensando il paesaggio aeroportuale di Treviso, strategie progettuali per il futuro”, lo scalo trevisano era stato ritenuto da "delocalizzare". Laura Cipriani, docente dello Iuav, Istituto universitario di architettura di Venezia illustrando un documento elaborato dal corso di urbanistica ha finito che l'infrastruttura dovrebbe essere ricollocata altrove. Ritenendo non conciliabile la salvaguardia e la tutela dell'ambiente con il potenziamento dello scalo potrebbe, ad esempio essere ricollocato nel sedime della vicina aerobase di Istrana.
Una soluzione ritenuta ideale anche dal buon senso dei cittadini che in passato avevano spesso riferito quest'alternativa: trasferire voli civili-commerciali nello spazio della base militare, prossima alla chiusura nel contesto del Libro Bianco delle Forze Armate Italiane.
La notizia delle ultime ore, proveniente dal Ministero dell'Ambiente, appare in linea con le conclusioni dello IUAV, rilancia la posizione dei cittadini che sostengono lo stop dell'ampliamento del Canova e il suo trasferimento. Dopo due bocciature - la V.I.A. e lo stop a 16.300 voli/anno - il Ministero, infatti, ha
demandato all'Agenzia ISPRA la quantificazione dell'eventuale danno causato dall'infrastruttura aeroportuale trevisana che, negli anni recenti, avrebbe superato il plafond dei voli/anno. E' una valutazione che non si presenta facile e rappresenta davvero una novità insolita. Probabilmente, in altri contesti operativi e amministrativi, in altro Paese dell'UE ad esempio, il tetto annuale non sarebbe stato superato. sarebbe, semplicemente, stato rispettato e niente di più.
I dati Assoaeroporti hanno registrano al mese di ottobre 15.180, e, probabilmente tra novembre e i primi giorni di dicembre al raggiungimento stimato dei fatidici 16.300 voli, tetto per il Canova. Un limite sarebbe stato superato con 19.140 movimenti nel 2007, 19.435 nel 2008, 19.453 nel 2009 e 22.672 nel 2010. Intorno a 10mila voli/anno nel 2011 ma a causa della chiusura dello scalo per il rifacimento della pista e altre opere, per poi tornare oltre la soglia dei 16.300 nel 2012 e nel 2013.
Il confronto tra chi promuove e sostiene il potenziamento dello scalo e chi avversa il superamento di una coesistenza e sostenibilità inquadrata dal tetto annuo di 16.300 voli non sembra tuttavia esaurirsi con questa richiesta di verifica degli effetti dell'inquinamento sulla popolazione e/o territorio e/o ambiente circostante.
La notizia è di questi giorni ma la lettera - sostengono i media - sarebbe stata recapitata a fine novembre. Ma la quantificazione del "danno" causato non sembrerebbe semplice. Quali esperienze e vertenze e sentenze in materia potrebbero costituire un riferimento ideale? Forse la sentenza Quintavalle di Malpensa? Ma quali potrebbero risultare gli strumenti d'indagine più adeguati a rilevarne gli effetti? ARPAV e ISPRA hanno il know how indispensabile per farlo? Sono, fra l'altro, soggetti e interlocutori terzi?
data inserimento: Mercoledì 17 Dicembre 2014