L'allarme è al livello due, ma nel Belpaese le criticità associate alle possibili minacce sono adeguate? Dopo gli attentati all'aeroporto Zaventen di Bruxelles ecco riproporsi gli interrogativi, le considerazioni e le iniziative per assicurare e rinforzare procedure e misure di sicurezza in ogni scalo dell'Europa. Ma, inevitabilmente anche negli aeroporti dai quali partono aeromobili che hanno per destinazione finale una pista del vecchio Continente. Elevare le misure di sicurezza al massimo livello in un singolo scalo, probabilmente, non preclude - di fatto - l'eventuale minaccia terroristica condotta da uno o più "kamikaze".
La massima allerta di attentati in aeroporto non può quindi essere risolta con gli standard rappresentati da varchi di sicurezza posizionati all'ingresso ai terminal, ai check-in, ai gate.
Come concepire quindi la sicurezza delle operazioni di volo, l'accesso all'aeroporto a viaggiatori e accompagnatori, perciò con la libertà di movimento dei cittadini nell'epoca del terrorismo?
Come monitorare estesi sedimi aeroportuali, aerostazioni e moli e check-in e parcheggi auto e gli spazi non-aviation dei grandi scali aeroportuali che già dispongono di migliaia di telecamere e ingenti addetti alle security? Il layout delle infrastrutture odierne sono adeguate alla predisposizione di sofisticate misure di securiy? Più esteso e ramificato. Le tande aree pre-imbarchi all'interno di una aerostazione, quelle degli arrivi e della consegna bagagli, entro il sedime di uno scalo come potrà essere protetta?
Una prima protezione dovrebbe essere svolta in perimetro esterno agli stessi sedimi aeroportuali. Dove posizionare allora un primo check-point sistematico - non random - un primo filtro alle iniziative di eventuali terroristi-kamikaze con obiettivi "aeroportuali"? In sostanza come attivare una rete periferica allo scalo per fronteggiare e/o prevenire le incursioni terroristiche?
La programmazione di un doppio filtro di security non è comunque una novità. Gli aeroporti di Tel Aviv e Tokio (anche Istanbul?) avrebbero da tempo attivato check-point esterni. A circa due-tre chilometri dal sedime dello scalo. Ma sono tecniche e procedure fate funzionare e correlate a sistemi aeroportuali localizzati distanti da grandi viabilità e insediamenti urbani.
In Italia quale aeroporto potrebbe introdurre tali controlli esterni quando la maggioranza degli scali, delle piste e dei sedimi sono delimitati da intensi e vasti agglomerati urbani, insediamenti industriali-commerciali e la praticabilità si complica.
Altre implicazioni rimandano comunque alla misure di sicurezza per lo staff aeroportuale, i passeggeri e gli accompagnatori qualora si manifesti un attacco-una esplosione-un atto terroristico in un terminal: le criticità associate e innescate da incendi, esplosioni, ed emergenze varie correlate corrispondono alle operazioni, alle procedure predisposte?
data inserimento: Mercoledì 23 Marzo 2016