La sola alternativa possibile, comunque, è una isola artificiale fuoricosta! Un masterplan che aveva trovato solo consensi ufficiali. Uno degli ultimi della serie quella del Ministro dei Trasporti Delrio: una operazione da 7 miliardi che avrebbe dovuto essere insediata nei terreni dei Benetton. Un progetto che, tuttavia, aveva trovato compatti contro il Comune, la Regione Lazio, oltre al Comitato Fuoripista e cittadini. Il contesto dell'infrastruttura aeroportuale hub del Belpaese, maggior numero di movimenti e passeggeri trasportati, la cui società di gestione è la stessa Aeroporti di Roma, controllata dagli stessi proprietari del sedime del Maccarese interessato all'espansione dell'aeroporto, ha tra l'altro determinato analisi e interrogativi aggiuntivi. L'inatteso stop al progetto è stato determinato da due soggetti, quali la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Lazio che con due atti distinti hanno bloccato un masterplan che non aveva avuto critiche specifiche da parte di soggetti centrali e istituzionali. Entrambe le valutazioni rimandano a considerazioni riguardanti la “perimetrazione della Riserva Naturale del Litorale Romano” ed ai vincoli di tutela integrale del territorio della Riserva Statale e della tenuta del Maccarese. Quali le possibili risposte ed eventuale impugnazione da parte di AR, ENAC e Ministero dei Trasporti? Basterà svuotare e/o superare i vincoli restrittivi conseguenti alla Riserva Naturale imposta dal Ministero per l'Ambiente cinque anni orsono?
In attesa di poter disporre ed analizzare altre eventuali “note aggiuntive” allo stop al raddoppio dello scalo romano, appare anomalo non che non siano state rappresentate le problematiche attinenti all'attività aerea diretta e perciò associate all'impatto ambientale (acustico e atmosferico) e quelle del Piano di Rischio, del Rischio Terzi e del carico antropico determinato dalla localizzazione di cinque piste di volo sulla comunità dei cittadini, delle edificazioni private e sociali esistenti.
Per quale ragione proporre un masterplan con 5/6 piste? Quanti movimenti ora/giorno/mese/anno sono stati ipotizzati? Quando infrastrutture aeroportuali hub a livello internazionale gestiscono volumi di traffico e numero di voli ben superiori alle stime proposte dal raddoppio del sedime di Fiumicino con un massimo di 2/3 piste? Ecco, quelle dell'impatto complessivo sul territorio e sulla comunità e le analisi tecniche sono due aspetti fondamentali che avrebbero dovuto risultare preliminari a qualsiasi valutazione da parte di ENAC e Ministero dei Trasporti e Ambiente. Avrebbe dovuto essere sottoposto a verifiche anche in relaziona al Piano Nazionale Aeroporti ed al ruolo e primato degli scali hub: anche in rapporto alla localizzazione operativa di una aerolinea “italiana” e/o partecipata con vettori internazionali. Il futuro di Alitalia da un lato e quello di AirItaly – questa seconda localizzata su Malpensa – determinano riflessi diretti e innegabili su masterplan di Fiumicino al 2030-2044. In attesa che il confronto si sposti sul piano “tecnico” si deve, comunque, rilevare come con l'attuale bocciatura” del raddoppio del sedime siano state state premiate le tante iniziative del Comitato Fuoripista che da tanti anni si batte per tutelare la comunità che vive nell'intorno aeroportuale. Anche con la richiesta di una VAS-Valutazione Ambientale Strategica al 2030-2044, che diventa una scadenza primaria e fondamentale. L'ipotesi che anche nel Litorale Romano debbano essere valutate analisi su una infrastruttura aeroportuale localizzata fuori costa, su un'isola artificiale, diventa una opzione aeronautica, probabilmente, inevitabile.
data inserimento: Domenica 13 Maggio 2018