Tra impatto ambientale e rischio incidenti il contesto operativo di fronte ad una ipotetica sentenza di blocco dei voli. Non solo salute e lavoro, ma anche collegamenti aerei, turismo, indotto e ricadute di vario genere aeroportuali potrebbero essere sanzionati da una qualche sentenza/ordinanza di un TAR Regionale e/o del Lazio e/o altro? Con una sentenza equivalente a quella che ha bloccato l'impianto siderurgico ILVA di Taranto?
L'unico strumento disponibile dai cittadini e/o dai comitati che fronteggiamo l'invasività di uno scalo aereo intrappolato in una città o in una metropoli è l'istanza al TAR.
Qualora un Giudice decidesse, ad esempio, che la mancanza di una Valutazione di Impatto Ambientale e/o e le deroghe sull'adozione del Piano di Rischio per incidente aereo, un livello di Rischio Terzi non adeguato con un determinato contesto territoriale (per la presenza di intense edificazioni, di grande viabilità, l'esistenza di industrie a rischio rilevante e altro) di bloccare l'attività aerea su uno scalo, cosa potrebbe accadere?
Quali saranno le valutazioni tecnico-scientifico?
Gli studi epidemiologici, le mappe del rischio e dell'impatto ambientale autorizzate dagli enti competenti saranno opportunamente scandagliate e criticate'
La mancata verifica dei rischi ambientali e rischio incidenti vagliati come saranno valutati?
Si dichiarerà la catastrofe ambientale? Si richiederà l'immediato intervento dello Stato per le opere di bonifica e di risarcimento dei danni?
Magari ai familiari delle vittime?
Ecco comunque uno stralcio che descrive l'ordinanza che ha bloccato l'attività dell'ILVA di Taranto:GIP:
"Non vi sono dubbi che gli indagati erano perfettamente al corrente che dall'attività del siderurgico si sprigionavano sostante tossiche nocive (come la diossina, ndr) alla salute umana ed animale"
"nessun segno di resipiscenza si è avuto"
"hanno continuato ad avvelenare l'ambiente circostante per anni"
"l'attività emissiva si è protratta dal 1995 ed è ancora in corso in tutta la sua nocività"
"la piena consapevolezza della loro attività avvelenatrice non può non ricomprendere anche la piena consapevolezza che le aree che subivano l'attività emissiva erano utilizzate quale pascolo di animali da parte di numerose aziende agricole dedite all'allevamento ovi-caprino. La presenza di tali aziende era infatti un fatto noto da anni, eppure per anni nulla è stato fatto per impedire la dispersione di polveri nocive che hanno avvelenato l'ambiente circostante ove tali aziende operavano".
data inserimento: Giovedì 02 Agosto 2012