In attesa del low-cost Moxy al Terminal 2 con le inevitabili ricadute negative. E' una vicenda che registra il ruolo dominante delle società di gestione aeroportuale nel sistema aviation del Belpaese. La storia dello scalo hub, dehub di Malpensa andrebbe letta dal punto di vista degli imprenditori alberghieri e di una pianificazione di hotel entro e fuori al sedime aeroportuale. Le 440 camere dello Sheraton insediato al Terminal 1 sarebbero al capolinea. Nonostante l'indice di occupazione sia elevato i bilanci in rosso profondo hanno portato alla vendita della nuovissima struttura.
Nello stesso tempo non sembrerebbe rinunciare alla partnership tra Marriott, Ikea e altri investitori per insediare il secondo alberga dentro il sedime dello scalo.
Altri alberghi sono sorti come funghi nei comuni del circondario dello scalo. Le sorti della concorrenza, tuttavia, non sono dissimili. L’opinione di FederAlberghi Varese registra periodicamente una crisi senza ritorno che si accompagna ai volumi di traffico decrescenti a Malpensa oltre che alla estrema concorrenza causata dall'apertura di nuove strutture.
Ma se i due alberghi entro il sedime innescano problematiche associate alle royalties incassate dalla SEA , determinano risvolti di rientro dei costi (lo Sheraton sarebbe costato oltre 72 milioni di euro) prima che la struttura divenga proprietà - entro 30 anni - della stessa società aeroportuale lombarda, il dibattito verte sull'utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga per salvaguardare i livelli occupazionali.
La localizzazione dei due alberghi di sedime andrebbero anche inquadrati ed analizzati in relazione al Piano di Rischio Aeroportuale: compatibili e autorizzati anche se localizzati a distanze inibite per i Comuni di sedime. Ma è una vicenda su cui Aerohabitat argomenta da tempo e continuerà a proporre.
Intanto le sorti del Ramada a Oleggio e l'ex Hilton/ Grand Hotel Malpensa di Somma sono, forse, ancora dubbie mentre le difficoltà delle strutture minori sono certe.
La questione del sistemi aeroportuali del Belpaese parte da un Piano Aeroporti ancora in itinere, sottoposto alle pressioni delle Regioni e dei potentati locali interessati al progressivo potenziamento dei voli con una pianificazione a dire poco entusiasta. Non adeguatamente verificata non solo sulle stime degli impatti ambientali, sul piano di rischio, sugli effetti collaterali, ovvero sulla compatibilità e sostenibilità in genere, ma con il quadro delle criticità "alberghiere" evidenziatesi nell'intorno di Malpensa anche per gli insediamenti extra-aviation.
Mancando, infatti, una pianificazione territoriale di area più vasta del singolo Comune e delle società aeroportuali, appagati nell'autorizzare concessioni edilizie, siano esse strutture alberghiere quanto centri commerciali, parcheggi e altro, i contraccolpi territoriali e sociali di una stasi, di una crisi, quando non si appaleserà anche con la chiusura di uno scalo, emergono inevitabilmente le carenze più varie.
In definitiva di come la mancata consapevolezza che l'insediamento e/o il potenziamento del traffico aereo su una infrastruttura aeroportuale deve essere commisurata alle reali esigenze di un territorio e del suo ambiente non appartenga ancora alle amministrazioni correnti.
data inserimento: Martedì 24 Settembre 2013