Quanti e quali gli impatti al di sotto dei 300 piedi di quota, quanti sopra? Se ogni anno ENAC-BSCI pubblica una relazione dettagliata, aeroporto per aeroporto, sul fenomeno in generale e nel dettaglio su ogni singola pista, cosa fa un gestore aeroportuale? Quali reali informative sono fornite ai piloti che operano su specifiche piste a rischio? AIP – Italia, quando tali “studi” sono efficaci e dettagliati trasmette minuziose specifiche informative, indispensabili, per i piloti. Ma cosa possono comunicare de documentazioni ufficiali qualora tale studi risultano superati e/o non specifici?
Il database riscontrato dalla relazione annuale BSCI rappresenta realmente l’esistente? Verifica la realtà contestuale? E’ possibile che le segnalazioni non corrispondano alla realtà degli impatti registrati?
Quando, come spesso accade su piste localizzate presso aree marine, fluviali e boschive, per esempio identificano elevate attrattive per gli uccelli il gestore aeroportuale non dovrebbe promuovere finanziare estesi e accurati e sistematici studi specifici?
L’esistenza di zone protette (SIC, ZPS, IBA) dislocate fiumi e laghetti, di ex cave estrattive, allevamenti ittici e zootecnici, fabbriche dismesse e casolari abbandonati costituiscono altrettante situazioni a rischio per gli aeromobili in atterraggio e decollo. Anche a prescindere del rapporto annuale BSCI: che magari registra numeri limitati e/o anche in diminuzione di wildlife in genere e di impatti di volatili.
Diventa perciò inevitabile e si impone un regolare e frequente richiesta di studio naturalistico-ambientale preliminare sulla cui base predisporre adeguate azioni di mitigazione per prevenire rischi di wildlife strike.
Lo studio dovrebbe inquadrare e identificare, come rileva ENAC, le ”specie di avifauna presenti, loro abbondanza mensile, habitat utilizzato, orari di presenza, aree di concentrazione all’interno del sedime, evidenziazione di eventuali rotte di passaggio, presenza di altra fauna selvatica potenzialmente pericolosa per il traffico aereo; localizzazione delle eventuali fonti di attrazione per volatili ed altra fauna selvatica presenti in aeroporto e nelle aree limitrofe il sedime aeroportuale; valutazione della potenziale pericolosità delle presenze faunistiche per la navigazione aerea”.
Le indicazioni di ENAC in materia rilevano anche come “lo studio ha una durata non inferiore a 12 mesi consecutivi, non interrompe l’uso dei sistemi di prevenzione eventualmente già in uso e deve essere inviato, una volta concluso, all’ENAC - Bird Strike Committee Italy ed in copia alla Direzione Operazioni ed alla Direzione Aeroportuale competente per territorio. L’ENAC - BSCI, entro 60 giorni dall’acquisizione dello studio comunicherà le eventuali osservazioni al gestore e, per informazione, alla Direzione Operazioni ed alla Direzione Aeroportuale competente. Lo studio, commissionato dal gestore aeroportuale, che se ne assume la piena responsabilità nei confronti dell’ENAC, deve essere eseguito da professionisti, enti, società o altri organismi con documentata esperienza specifica nel settore, in grado di garantire un adeguato livello scientifico.”
Tale “studio – sostiene ancora ENAC - ha una validità temporale di cinque anni. Trascorso tale periodo è necessario predisporre un nuovo studio aggiornato che contenga tutte le informazioni sopra richieste; alternativamente le informazioni di cui sopra possono essere raccolte dal gestore attraverso un adeguato piano di monitoraggio valutato favorevolmente dall’ENAC-BSCI ed inserite all’interno delle relazioni annuali wildlife strike.”
data inserimento: Mercoledì 07 Febbraio 2018