Ma ENAC - nei sedimi di competenza - come si comporta? Quale misura preventiva sta adottando? E' innegabile: la maggioranza delle ex aerobasi della II Guerra Mondiale sono state sottoposte, ripetutamente, a bombardamenti e spezzonamenti. Operazioni aeree massicce sono state concentrate su taluni sedimi di aeroporti militare in particolare dagli Alleati Anglo - Americani nell'arco 1943-1945 e residui di ordigni inesplosi e bombe varie sono ancora nel sottosuolo sella quasi totalità degli aeroporti del Belpaese. La maggioranza delle ex aerobasi bombardate erano localizzate nel nord Italia e nel nordest della Penisola anche se non sono mancate operazioni aeree anche al centro e sud Italia.
La massima intensità bellica della fase 1943-45 è stata concentrata nel nord est con inevitabili ricadute di ordigni bellici inesplosi. Sono vicende di oltre 70anni addietro che diventano attualità solo ora, in occasione di cantieri aeroportuali (scavi per fognature, rifacimento piste di volo e/o allargamento dei piazzali di sosta aeromobili o ampliamento delle ex aerobasi per il potenziamento degli scali aerei) e/o operazioni di bonifica del sottosuolo durante l'acquisizione di aree ex demanio, smilitarizzate, destinate a bene pubblico.
Uno di questi ultimi casi, ad esempio, è l'ex aerobase dal Molin di Vicenza riconvertita in parco pubblico: Parco della Pace.
Una pacificazione che passa attraverso la bonifica del suolo e del sottosuolo con una sorta di sminamento di un sedime che - sostiene qualche residente sgomento - potrebbe anche nascondere anche qualche sorpresa. Qualche mina antiuomo inesplosa?
Ma se l'amministrazione Comunale di Vicenza - che ha acquisito l'area - è impegnata in un cantiere senza fine nella rimozione delle bombe inesplose e inerti - almeno 500 sono state rimosse solo nella bonifica di un terzo della superficie - cosa accade nei sedimi ex aerobasi, ora aeroporti civili e/o aviosuperfici nei quali ha giurisdizione ENAC?
Una posizione ufficiale non sembrerebbe essere stata ancora dichiarata e/o esplicitata. Né con un comunicato stampa e tantomeno con una delibera del CDA. Qualcosa si può, tuttavia, evincere dalla pratica corrente dell'amministrazione locale affidata ai Direttori di Aeroporto ENAC.
Davanti ai cantieri aeroportuali dei maggiori aeroporti nazionali quali Malpensa, Treviso, Verona, Orio al Serio-Bergamo e altri la rimozione degli ordigni esplosivi non è stata sistematica - perciò avvenuta a seguito di un monitoraggio di superficie con radar di tutta l'area - bensì conseguente al singolo quanto occasionale ritrovamento di questi ordigni. E' accaduto nel rifacimento di piste, nell'allargamento dei piazzali e nella costruzione d'interrati per scali ferroviari.
Ma cosa succede se non ci sono scavi e lavori nel sottosuolo?
Probabilmente senza scavi e con il mantenimento delle piste ancora in erba il rischio ordigni inesplosi appare marginale e del tutto opzionale. Se in oltre 70anni non è successo niente, nessun effetto collaterale, nonostante una saltuaria e continuativa attività di superficie (voli turistici di aviazione generale, eventi vari e
attività ludiche e sportive) l'emergenza bombe inesplose, ancorché identificate e/o trascurate ignorate, rimane comunque remota.
La conclusione verosimile è che ENAC potrebbe perseguire la seguente linea di condotta: gestire lo status quo per una serie di ragioni pratiche e affrontare la "bonifica estesa" del sedime, un'operazione costosissima che qualcuno dovrà finanziare, ma solo qualora le esigenze di sicurezza - in relazione alla diversificazione delle attività svolte in superficie - diventassero improrogabili.
data inserimento: Lunedì 15 Dicembre 2014