Dopo l'articolo de il Fatto Quotidiano il 16 giugno 2011, l'area adiacente a. Malpensa, sarebbe un disastro ecologico che ha come causa prima i sorvoli degli aerei e, sopratutto, dopo che ASSAEREO, l’Associazione Nazionale Vettori e Operatori del Trasporto Aereo di Confindustria, in sintesi , ha evidenziato che le attuali due piste, pur in assenza di adeguamenti procedurali e tecnologici, garantiscono la capacità necessaria a gestire efficacemente il traffico previsto fino ad oltre il 2020, ergo la terza pista è superflua, la mobilitazione dei Comitati dei Cittadini si è rinvigorita. Tutti I cittadini, tutti i comitati, la quasi totalità degli amministratori locali, ma anche dei partiti politici, si sta schierando. contro la terza pista limitando voli e sviluppo dello scalo.
Che nessuno voglia un aeroporto vicino casa, come nessuno vorrebbe una discarica, un inceneritore o una centrale nucleare e/o un sito di stoccaggio di scorie nucleari, appartiene alla classica sindrome di NIMBY.
Nessuno lo vuole nel proprio cortile di casa. Ma un aeroporto o un sistema di aeroporti, sostenibili e compatibili, la sua/loro localizzazione è funzionale alla civiltà contemporanea.
In questa fase, caratterizzata dal potenziamento dei voli e adeguamento agli standard di conformità ICAO - ENAC, safety, security e del Piano di Rischio aeronautico , perciò alla valutazione della procedura di VIA, cittadini e comitati, ambientalisti vari sono impegnati a proporre "osservazioni" alla VIA con un unico scopo: bloccare la crescita di un aeroporto. Quando non ridurre, limitare se non chiudere lo scalo aereo.
Una situazione del tutto fisiologica, scontata nel comportamento umano e nella natura per fronteggiare l'impatto della infrastruttura e per limitare gli "effetti collaterali" negativi di un aeroporto.
Il paradosso è tuttavia un'altro e rimanda al ruolo ed ai compiti degli organismi centrali del Governo e di ENAC. Quali di questi aeroporti potranno sopportare il potenziamento di uno scalo ottemperando, senza deroghe, agli standard relativi alla sostenibilità?
Perché ENAC ed il Governo non identificano gli scali che possono realmente "crescere" assicurando i cittadini?
Il BelPaese per competere e sopravvivere economicamente abbisogna di una rete di trasporti via terra e di collegamenti aerei civili e commerciali. Ha bisogno di piste di volo adeguate e non può permettersi "piste" fuorinorma. Con costi sociali ed ambientali elevatissimi.
Ma affinché questo accada occorrerebbe superare, per il bene comune, tuttavia, anche la sindrome di NIMBY. Sono gli organi "competenti" centrali che devono assumersi una loro responsabilità. Evitare la proliferazione delle piste e degli aeroporti. Una operazione in corso, nonostante l'elaborazione del cosiddetto Piano Nazionale Aeroporti. Uno studio costoso, in parte ancora riservato, che non ha risolto alcunché.
data inserimento: Venerdì 24 Giugno 2011